È già ora di pensare alla prossima stagione estiva.

Di Arianna Zanella, DVM

Siamo ancora in pieno inverno ma crediamo che sia già il momento giusto per pensare come affrontare nel migliore dei modi i mesi più caldi dell’anno. Questo perché lo stress da caldo è una delle maggiori cause di perdita economica nell’allevamento della vacca da latte e di conseguenza merita un’attenzione particolare.

I problemi legati alle alte temperature estive derivano dall’insufficiente capacità di dispersione del calore da parte delle bovine, quando il calore endogeno (da metabolismo e produzione) si somma a calore di origine esogena (ambiente).

Tradizionalmente si definisce come range di temperatura per il benessere per le bovine tra – 5 e 24 °C ma per valutare correttamente le condizioni ambientali bisogna tenere presente anche l’umidità relativa. Da tempo quindi come indicatore di stress da caldo viene utilizzato il THI o Temperature Humidity Index. La soglia dello stress da caldo è stata stabilita a THI pari a 65 anche se bovine particolarmente produttive possono manifestare sintomi di stress anche a valori inferiori.

Cosa succede in condizioni di stress termico

All’aumento del THI corrisponde gravità crescente degli effetti negativi (FIG.1).
Le conseguenze dirette di questa condizione si possono chiaramente quantificare osservando una bovina in stress da caldo:

  • aumento della temperatura corporea;
  • aumento della frequenza respiratoria;
  • aumento della frequenza cardiaca;
  • riduzione del tempo dedicato al riposo e alla ruminazione.

In questa condizione le vacche avranno performance produttive e riproduttive decisamente scarse e aumenterà la loro sensibilità alle comuni patologie di stalla (mastiti e patologie podali).
Per quanto riguarda la produzione di latte si riscontrano peggioramenti sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo (proteine, grasso, cellule somatiche). Una bovina in stress da caldo aumenta i suoi fabbisogni di mantenimento e contemporaneamente riduce l’ingestione di sostanza secca. Hahn (1999) ha stabilito che il calo di ingestione inizia quando la temperatura ambientale raggiunge i 25°C. In uno studio del 2003 (West JW et al.) è stato calcolato un calo di ingestione di sostanza secca di circa 0,5 kg per ogni punto di THI oltre 72. La perdita di latte, di conseguenza, può arrivare anche al 15% della produzione giornaliera. In Fig. 2 i risultati di uno studio italiano (Bernabucci et al.,2010) in cui si è riscontrata una perdita di latte di circa 3 kg/capo/giorno all’aumentare del THI ambientale da 62 a 80.

Lo stress da caldo compromette anche le performance riproduttive, riducendo sia la manifestazione dei calori che i tassi di concepimento. Uno studio durato 3 anni in 4 aziende nel nord della Spagna (Garcia Ispierto, 2007) ha riscontrato una diminuzione del tasso di concepimento (CR) dal 35% nei periodi freddi al 28% nei periodi più caldi. Per quanto riguarda il tasso di gravidanza invece, uno studio del 2005 (Lozano Dominguez RR et al) ha riportato una diminuzione del PR di circa 1% per ogni punto di THI sopra 72.

Possibili interventi

Tutte queste informazioni ci portano a pensare che lo stress termico sia un problema da affrontare sia dal punto di vista manageriale che alimentare ma soprattutto dal punto di vista strutturale, per garantire benessere alle bovine e minimizzare le perdite economiche.

Gli interventi alimentari sono finalizzati ad avere una razione più appetibile e digeribile, preferibilmente somministrata nei momenti più freschi della giornata.

Dal punto di vista manageriale bisogna evitare il sovraffollamento e dedicare più attenzione all’igiene delle aree di riposo.

Ma le strategie più efficaci per controllare il problema dello stress da caldo sono l’utilizzo di strumenti per ridurre l’accumulo di calore ambientale (ombreggiatura) e l’installazione di impianti di ventilazione che, monitorando il THI ambientale, permettano di movimentare l’aria sia nelle zone di riposo che nella corsia di alimentazione. Questo tipo di ventilazione forzata va attivata automaticamente a potenza ridotta con valori di THI di 60, fino ad arrivare al massimo della potenza con valori di THI di circa 65 per ottenere una velocità dell’aria di circa 2-2,5 m/s. La ventilazione forzata permette di aumentare la velocità dell’aria che raggiunge gli animali favorendo lo scambio termico con l’ambiente circostante

Figura 1
Figura 2
Benefici

Diverse ricerche hanno dimostrato che, utilizzando queste strategie, è possibile minimizzare gli effetti dello stress da caldo, con conseguente riduzione della temperatura corporea e delle frequenze respiratoria e cardiaca e aumento del tempo di riposo e ruminazione.
Questi effetti di miglioramento di benessere sono chiaramente quantificabili per quanto riguarda il gruppo di vacche in latte, in quanto si traducono in aumento dell’ingestione di sostanza secca e aumento della produzione e della qualità del latte. Molti studi hanno anche provato a quantificare gli effetti della riduzione dello stress da caldo per quanto riguarda il gruppo di vacche asciutte e manze preparto:

  • la riduzione dello stress termico in questi gruppi di animali ha permesso di avere vitelli nati con 2,6 kg di peso in più e 3,5 kg di latte in più di produzione nei primi 150 giorni (Wolfenson et al.,1988);
  • Nardone et al., nel 2007 hanno riscontrato colostri con un contenuto di immunoglobuline del 20% inferiori in animali sottoposti a THI maggiore di 76 nelle 3 settimane prima del parto;
  • uno studio del 2013 (Monteiro et al.) ha monitorato fino alla loro prima lattazione due gruppi di vitelle nate rispettivamente da vacche in stress da caldo e non. Gli animali nati in condizioni di stress da caldo hanno raggiunto la prima lattazione nel 65% dei casi con una produzione media di circa 27kg/giorno,  contro l’85% del gruppo di vitelle nate da madri ventilate con una produzione di circa 32 kg/giorno.

Ulteriori vantaggi dell’installazione della ventilazione si possono osservare anche per quanto riguarda la qualità delle lettiere e dell’aria:

  • l’asciugatura delle lettiere incide positivamente sul numero di ore che le vacche trascorrono riposando (Fregonesi et al.,2007);
  • la riduzione dell’umidità ambientale riduce la fermentazione delle deiezioni che è causa di produzione di gas nocivi alla salute di uomo e animali.
Conclusioni

Da molti anni ormai la ricerca ci ha fornito diverse evidenze scientifiche di quanto lo stress da caldo possa essere un problema per le mandrie di vacche da latte e di conseguenza quanto possa inficiare le loro performance produttive e riproduttive.

Con l’adozione di impianti di ventilazione adeguati è possibile ottimizzare il benessere degli animali anche nei periodi più caldi, minimizzando quindi le perdite e ottenendo un riscontro economico sicuro.