L'effetto della luce sul reddito della stalla da latte
Il fotoperiodo viene definito come la durata della luce a cui gli animali sono esposti ogni giorno. Per convenzione si distinguono due tipi di fotoperiodo:
- LDPP long day photoperiod o fotoperiodo lungo con 16 ore di luce e 8 di buio al giorno;
- SDPP short day photoperiod o fotoperiodo breve con 8 ore di luce e 16 di buio al giorno.
Lo stimolo di luce o buio attraversa il bulbo oculare e percorrendo il nervo ottico va a modificare l’attività della ghiandola pineale o epifisi. Questa ghiandola è una sorta di orologio interno e è sensibile a durata e intensità della luce. La ghiandola pineale secerne la melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno/veglia e influenza il sistema immunitario, il sistema riproduttivo e la lattazione.
L’esposizione alla luce non permette la secrezione della melatonina per la maggior parte della giornata e favorisce la secrezione di prolattina e IGF-1, due ormoni che influenzano l’attività della ghiandola mammaria.
Le ricerche hanno dimostrato un aumento di produzione in vacche in latte esposte a fotoperiodo lungo rispetto ad animali in condizioni naturali.
La figura 1 (da Geoffrey e Dahl, 2001) riassume 9 studi che hanno registrato importanti effetti positivi sulla produzione a seguito dell’esposizione costante a 16 ore di luce al giorno.
La luce necessaria per ottenere effetti positivi sulla produzione deve avere un’intensità minima di 150-200 lux a circa 80 cm dal suolo. Non è sufficiente che questa intensità venga raggiunta solo nella zona della corsia di alimentazione ma è necessario che la dispersione della luce sia il più uniforme possibile in tutte le zone della stalla in modo che lo stimolo luminoso raggiunga l’occhio degli animali in maniera costante.
La risposta degli animali è graduale, in 2-4 settimane. Gli studi han riportato aumenti di produzione tra il 5 e il 16% ma è più reale considerare un aumento dell’8-10%.
È importante sottolineare che le vacche tendono a produrre più latte e poi aumentare l’ingestione, quindi la crescita del consumo di alimento va considerata come conseguenza e non come causa dell’aumento della produzione. L’esposizione a fotoperiodo lungo sembra non influenzare la qualità del latte per quanto riguarda le cellule somatiche. Solo in alcuni casi si è registrata una leggera diminuzione della percentuale di grasso, ma comunque compensata dall’aumento di produzione.
Alcuni studi riportano anche dati riguardo il miglioramento delle performance riproduttive, soprattutto per quanto riguarda l’anticipo del ritorno del calore dopo il parto. Fino a qui abbiamo parlato solo degli effetti dell’esposizione a fotoperiodo lungo sulla mandria in produzione. Le ricerche però riportano anche effetti positivi della gestione della luce anche sulla mandria in accrescimento:
- sono stati registrati l’aumento dell’accrescimento, l’anticipo della pubertà e dello sviluppo mammario nelle manze con conseguente riduzione di un mese dell’età al primo parto (Tucker et al.,1984);
- non sono state registrate differenze per quanto riguarda l’ingestione, ma le manze esposte a fotoperiodo lungo avevano un minore BCS ma un migliore sviluppo scheletrico da cui si può evincere una migliore efficienza alimentare.
Al contrario di vacche in latte e manze, il gruppo delle asciutte e delle manze preparto sembra ottenere risultati migliori dopo l’esposizione a un periodo con fotoperiodo breve con sole 8 ore di luce quotidiane (Miller et al.,2000). La FIGURA 2 (da Geoffrey e Dahl, 2001) riporta la differenza di produzione nella lattazione successiva di 2 gruppi di vacche asciutte (produzione equivalente nella lattazione precedente) esposti a LDPP (linea con quadrati gialli) e SDPP (linea con quadrati rossi). L’esposizione per 2-3 settimane nel preparto a un fotoperiodo breve per questi animali sembra essere una sorta di reset della loro capacità di rispondere all’esposizione a un maggiore numero di ore di luce dopo il parto.