L'effetto della luce sul reddito della stalla da latte

Abbiamo ormai dimenticato le calde e lunghe giornate dei mesi scorsi… il clima è decisamente più mite e le ore di luce a disposizione diminuiscono costantemente. Le vacche stanno sicuramente risentendo positivamente del calo termico di questo periodo. Ma cosa sappiamo invece sugli effetti della diminuzione delle ore di luce a cui i nostri animali sono quotidianamente esposti? In natura, il numero di ore di luce è un’ importante informazione per molte specie di mammiferi per programmare le nascite in un periodo favorevole. Ma le vacche sono in grado di concepire lungo tutto l’anno e avere una produzione costante nel tempo. Allora, perché la gestione della luce sta prendendo così grande importanza nella gestione quotidiana dell’allevamento da latte?
Fotoperiodo: cos'è?

Il fotoperiodo viene definito come la durata della luce a cui gli animali sono esposti ogni giorno. Per convenzione si distinguono due tipi di fotoperiodo:

  • LDPP long day photoperiod o fotoperiodo lungo con 16 ore di luce e 8 di buio al giorno;
  • SDPP short day photoperiod o fotoperiodo breve con 8 ore di luce e 16 di buio al giorno.

Lo stimolo di luce o buio attraversa il bulbo oculare e percorrendo il nervo ottico va a modificare l’attività della ghiandola pineale o epifisi. Questa ghiandola è una sorta di orologio interno e è sensibile a durata e intensità della luce. La ghiandola pineale secerne la melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno/veglia e influenza il sistema immunitario, il sistema riproduttivo e la lattazione.
L’esposizione alla luce non permette la secrezione della melatonina per la maggior parte della giornata e favorisce la secrezione di prolattina e IGF-1, due ormoni che influenzano l’attività della ghiandola mammaria.

Gestione dell'illuminazione delle stalle
Fotoperiodo: quali effetti sui nostri animali?

Le ricerche hanno dimostrato un aumento di produzione in vacche in latte esposte a fotoperiodo lungo rispetto ad animali in condizioni naturali.
La figura 1 (da Geoffrey e Dahl, 2001) riassume 9 studi che hanno registrato importanti effetti positivi sulla produzione a seguito dell’esposizione costante a 16 ore di luce al giorno.

La luce necessaria per ottenere effetti positivi sulla produzione deve avere un’intensità minima di 150-200 lux a circa 80 cm dal suolo. Non è sufficiente che questa intensità venga raggiunta solo nella zona della corsia di alimentazione ma è necessario che la dispersione della luce sia il più uniforme possibile in tutte le zone della stalla in modo che lo stimolo luminoso raggiunga l’occhio degli animali in maniera costante.
La risposta degli animali è graduale, in 2-4 settimane. Gli studi han riportato aumenti di produzione tra il 5 e il 16% ma è più reale considerare un aumento dell’8-10%.
È importante sottolineare che le vacche tendono a produrre più latte e poi aumentare l’ingestione, quindi la crescita del consumo di alimento va considerata come conseguenza e non come causa dell’aumento della produzione. L’esposizione a fotoperiodo lungo sembra non influenzare la qualità del latte per quanto riguarda le cellule somatiche. Solo in alcuni casi si è registrata una leggera diminuzione della percentuale di grasso, ma comunque compensata dall’aumento di produzione.
Alcuni studi riportano anche dati riguardo il miglioramento delle performance riproduttive, soprattutto per quanto riguarda l’anticipo del ritorno del calore dopo il parto. Fino a qui abbiamo parlato solo degli effetti dell’esposizione a fotoperiodo lungo sulla mandria in produzione. Le ricerche però riportano anche effetti positivi della gestione della luce anche sulla mandria in accrescimento:

  • sono stati registrati l’aumento dell’accrescimento, l’anticipo della pubertà e dello sviluppo mammario nelle manze con conseguente riduzione di un mese dell’età al primo parto (Tucker et al.,1984);
  • non sono state registrate differenze per quanto riguarda l’ingestione, ma le manze esposte a fotoperiodo lungo avevano un minore BCS ma un migliore sviluppo scheletrico da cui si può evincere una migliore efficienza alimentare.

Al contrario di vacche in latte e manze, il gruppo delle asciutte e delle manze preparto sembra ottenere risultati migliori dopo l’esposizione a un periodo con fotoperiodo breve con sole 8 ore di luce quotidiane (Miller et al.,2000). La FIGURA 2 (da Geoffrey e Dahl, 2001) riporta la differenza di produzione nella lattazione successiva di 2 gruppi di vacche asciutte (produzione equivalente nella lattazione precedente) esposti a LDPP (linea con quadrati gialli) e SDPP (linea con quadrati rossi). L’esposizione per 2-3 settimane nel preparto a un fotoperiodo breve per questi animali sembra essere una sorta di reset della loro capacità di rispondere all’esposizione a un maggiore numero di ore di luce dopo il parto.

Figura 1 - Effetto della regolazione del fotoperiodo in 9 studi effettuati su vacche in lattazione
Figura 2 Differenze di produzione nella successiva lattazione in vacche asciutte esposte a LDPP e SDPP
Per quello che è stato scritto fino ad ora si potrebbe pensare di esporre gli animali a 24 ore di luce al giorno. Gli studi effettuati in questo senso ci dicono che tutti gli animali devo essere esposti ad almeno 8 ore di buio al giorno. Gli animali esposti a luce continua modificano il loro ritmo circadiano come se fossero esposti a fotoperiodo breve con mancato aumento della produzione di latte (Marcek e Swanson, 1984). Per le vacche buio significa un’intensità luminosa inferiore ai 40-50 lux. Per cui, l’utilizzo dell’illuminazione rossa durante la notte è molto utile per gli uomini che devono muoversi in stalla e sembra non inficiare la percezione di buio degli animali. L’esposizione notturna a un’intensità luminosa superiore ai 40-50 lux sopprime completamente la secrezione di melatonina. Il picco notturno di questo ormone è molto importante per il corretto funzionamento dei sistemi immunitario e riproduttivo. Inoltre, in assenza di melatonina, aumenta la frequenza cardiaca con conseguente dispendio energetico e minore energia per la produzione di latte. Anche i vitelli in allattamento, se esposti a luce continua, hanno dimostrato una maggiore ingestione di cibo senza però miglioramenti sulle performance di crescita.
Conclusioni
A oltre 35 anni dai primi studi sugli effetti della luce sulla produzione di latte, la ricerca sta ancora indagando su diversi aspetti per chiarire ulteriormente il ruolo del fotoperiodo all’interno dell’allevamento della vacca da latte. Ad oggi sappiamo che per ottenere risultati positivi dalla gestione della luce sarebbe auspicabile esporre a fotoperiodo lungo le manze in accrescimento e le vacche in produzione, ottenendo rispettivamente un miglioramento delle perfomances di crescita e della produzione di latte. Al contrario, manze preparto e vacche asciutte necessiterebbero solo di 8 ore di luce al giorno per massimizzare la loro capacità di rispondere all’aumento della quantità di luce durante la fase produttiva.